Il Sogno delle Macerie / The Dream of the Ruins

Il sogno è il punto di partenza. È uno spazio sospeso in cui riaffiorano frammenti,
visioni, memorie sepolte: in questo ciclo di opere mi occupo di ciò che emerge
dal sogno come immagine, la traccia viva di qualcosa che ci ha attraversato.
L’abbandono e la sua eco, ma anche il legame, la ferita, il tentativo ostinato di non
perdersi, di restare, anche nella fine. In queste sculture vive il desiderio di
ricomporre, di tenere insieme. Il sogno diventa metafora e materia: il luogo in cui la
perdita può essere vista.

The Ruins of the Dream (Abandonment)
2025, Raw clay, Paraloid, and varnish, 22 × 10 × 13 cm

Un pensiero che si stacca lentamente dalla coscienza per sprofondare in un territorio remoto, onirico. — un detrito affettivo, un grumo emotivo.
Si presenta come una soglia: il volto è incompleto e non cerca di comunicare ma si lascia contemplare nel suo stato di disfatta.
The Ruins of the Dream (The Fall),
2025, Raw clay, Paraloid, and varnish, 60 × 23 × 24 cm

Un mezzo busto spezzato, adagiato in orizzontale come se stesse precipitando, ma in un tempo fermo.
La caduta come incontro inevitabile con la realtà, come interruzione di un sogno o di una proiezione.
È il punto in cui qualcosa si rompe e ciò che manca si manifesta non più come assenza, ma come vuoto concreto, palpabile.
The Ruins of the Dream (Her Chest), 2025
Raw clay and Paraloid, 29 × 21x 5 cm

Un tronco senza testa, una porzione di corpo che trattiene nel petto una traccia invisibile eppure evidente.
La ferita non è un taglio netto, è una memoria che ha lasciato una forma, un’increspatura sulla superficie della carne modellata.
È una ferita che non sanguina, si avverte solo nel modo in cui il busto si lascia guardare; Nasconde qualcosa che non vuole davvero celare.